GENITORI E FIGLI


"I vostri figli non sono vostri figli. Sono figli e figlie del desiderio ardente che la Vita ha per se stessa.Essi vengono per mezzo di voi,ma non da voi. E benché siano con voi,non vi appartengono. Voi siete gli archi dai quali i vostri figli come frecce viventi son lanciati. L’arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi piega con la sua potenza perché le sue frecce volino veloci e lontane. Lasciatevi piegare con gioia dalla mano dell’Arciere;poiché come egli ama la freccia che vola così ama pure l’arco che è ben saldo"
K.Gibran


L'infanzia trascorsa condiziona la persona per tutta la vita. Per evitare che essa veicoli sentimenti e comportamenti dannosi è necessario conoscerla e accettarla. Si potrà così modificare quei comportamenti indotti dai copioni provenienti dal passato, quei solchi scavati sempre più dalla continua ripetizione e che spesso portano solo all'infelicità, alla illusoria conferma che si è così per natura, per destino, per carattere...Non è vero. E' una struttura derivata dalla interazione di situazioni ambientali (come la posizione del figlio: unico, primogenito, secondogenito ec. ) con la risposta personale . Questa dinamica si svolge alla superficie di una componente genetica (il corpo) ed una inconscia-universale da cui l'anima.
Tra i tanti fattori ambientali con cui il bambino interagisce c'è il posto in cui si trova in famiglia. In breve, sapendo che la complessità è implicita inserendo le diverse varianti, capita questo: se è figlio unico tenderà a sentire dei diritti per tutta la vita che in realtà non ha, del resto non ha mai dovuto spartirli e limitarli con altri fratelli. Se è primogenito si aspetta di avere l' autorità e farà di tutto per conservarla come quando interagiva coi fratelli più piccoli. Se è il secondogenito lotterà per farsi valere, sentendo l'ostacolo nell'autorità (oppure la subirà passivamente). Se è il terzogenito (di tre) attenderà di essere protetto dagli altri, che gli altri facciano per lui. Se è il secondogenito (di tre) potrà sentirsi una figura non importante e messa ai margini della società. Allo stesso modo gli intermedi se i fratelli sono tanti .
Il ruolo del genitore è fondamentale anche in questo argomento, la sua capacità di dare non solo affetto ma attenzione ad ogni figlio, di relazionarsi a lui anche in modo adulto e consapevole, evita che tali meccanismi si attivino condizionando la vita a danno di scelte libere e responsabili.
Spesso mi viene detto che bisognerebbe fare dei corsi per diventare genitori. Se da una parte è vero che essere preparati per tale ruolo è importante , dall'altra è altrettanto vero che non è un mestiere che si possa imparare alla stregua di altri in quanto esiste una componente appresa sin dal momento dell'imprinting iniziale. L'uomo condivide con gli altri primati, amplificandolo, il bisogno dell'esperienza educativa. Se ad una madre di una scimmia viene sottratta definitivamente la figlia al momento del parto quest'ultima sarà incapace di provare interesse ed affetto per la sua prole. Questo significa che l'amore materno e paterno non è innato ma appreso, se un essere umano è privato dell' amore soprattutto nelle prime fasi della vita sarà incapace di amare, di trasmettere quei valori che danno dignità all'essere umano. Ho visto educare ottimamente i figli da persone semplici e di bassa cultura, ma di grande buon senso, viceversa ho preso atto di disastri compiuti da genitori colti e di alta posizione sociale. Ci sono stati pedagogisti famosi che all'atto pratico, nell'educazione dei figli, si sono dimostrati dei fallimenti. Non è dunque la conoscenza a fare un genitore ma soprattutto l'esperienza, in primis quella seppellita nell'inconscio, il modo in cui si è stati allevati. Cinondimeno per rendere la catena virtuosa è possibile intervenire, se mancano quelle premesse positive, facendo leva sulle proprie capacità di capire e fare tesoro dell'esperienza di altri, superando il proprio egoismo di riflettere nel figlio se stessi. Ci vuole autocritica e non sensi di colpa per ricollocarsi nei corretti rapporti coi figli, sapendo comunque che la perfezione è una chimera e che i fattori irrazionali possono, positivamente o negativamente, incidere oltre la volontà. Bisogna occuparsene dei figli, non preoccuparsene, ogni elemento ansiogeno è deleterio. La propria vita è uno sviluppo globale vissuto con gli altri, non è dunque da unilaterizzare in qualcosa (la famiglia, il lavoro...): la ricerca di equilibri costantemente da realizzare in rapporto ai cambiamenti esterni, di una maggiore consapevolezza del sé, di virtuosi compimenti interiori, rende anche fruttifero il rapporto con gli altri, coi figli . La responsabilità di guidare ci obbliga a essere positivi in noi stessi, poiché il nostro stato si rifletterà soprattutto in chi ci segue. Ma è la autonomia dei figli , la fine della loro dipendenza dai genitori , il traguardo. Così come in natura.