SIMBOLOGIA DEL RESPIRO


Inizialmente Reich sedeva dietro al paziente nella posizione standard e il paziente faceva libere associazioni dicendo tutto cio’ che gli veniva in mente:la regola era non reprimersi. Un giorno mentre un paziente parlava tacque all’improvviso a metà di una frase. Reich lo guardò, e stando all’approccio psicoanalitico tradizionale avrebbe dovuto dirgli:”Continua a parlare così ti stai bloccando” ed era vero. Ma Reich osservò il paziente e notò che non respirava…mentre parlava si era improvvisamente bloccato come se stesse per dire qualcosa che lo avrebbe turbato e si era difeso. Si era represso smettendo di respirare. Allora Reich non gli disse” continua” ma “Respira, non stai respirando!”. Il paziente riprese a respirare e si mise a piangere ed emersero delle emozioni.Reich quindi intuitivamente penso”Ecco come si fa a bloccare le emozioni, a reprimerle:trattenendo il respiro!”.
Alexander Lowen (Aneddoto raccontato durante una conferenza a Pawling (New York) nel 1998.

I termini medici che si riferiscono al polmone molto spesso iniziano con il prefisso pneumo,dal Greco pneuma (spirito, aria).Gli stoici intesero il pneuma come energia che dà la vita a tutta la realtà, principio vitale, «anima del mondo».
Il simbolismo dei polmoni è intimamente collegato alla loro funzione: il respiro. Quando si nasce è il primo respiro e non l’uscita dal grembo a sancire la “vera” entrata nel mondo: fin da subito, dunque, polmone e respiro sono sinonimo di vita. Prima della nascita siamo immersi nel mondo acquatico, l’amnios della placenta, in cui non dobbiamo fare alcuno sforzo per vivere perché ossigeno e nutrimento arrivano senza interruzione dal cordone ombelicale collegato al corpo della mamma. La nascita segna il passaggio da questo mondo, comodo ma immerso nell’inconscio, a quello aereo, dove per vivere bisogna respirare: è il prezzo per sviluppare la coscienza. Qui, nella dimensione aerea, avviene l’imprinting fondamentale: inspirazione = vita; espirazione = morte. Entrambe le fasi sono necessarie; iniziano così la compresenza e la ciclicità degli opposti, di cui il respiro è l’emblema centrale. Il polmone “abita” qui, al confine tra i due poli, e li alterna con sapienza donandoci la possibilità di vivere. Il respiro esprime anche l’ampiezza e la libertà del nostro essere: poter respirare a pieni polmoni è segno di uno stato di benessere e indica che godiamo di uno spazio vitale adeguato alle nostre esigenze, mentre fare brevi e contratti respiri indica uno stato di tensione e una dimensione esistenziale in quel momento angusta e compressa.
La dinamica del respiro e le caratteristiche della mucosa respiratoria ci portano al secondo grande simbolo dei polmoni: lo scambio e la relazione continua con il mondo esterno. Su questo punto si stratificano più aspetti:
–la dipendenza continua e totale dall’aria, che può essere vista come una madre a cui siamo attaccati con un cordone ombelicale invisibile ma molto concreto;
–la condivisione della stessa sostanza vitale con gli altri esseri viventi, che ci mette in rapporto biologico e psicologico con la collettività, sia in senso lato (l’umanità e le creature viventi) che in senso specifico: quando si è in una stanza si respira tutti la stessa aria, cioè si condivide la stessa “atmosfera”;
–la relazione intima che si instaura tra due persone legate sentimentalmente, che non può prescindere dal contatto ravvicinato, dal “portare dentro” – cioè dal respirare l’uno il mondo dell’altro.
In tal senso i polmoni rappresentano una pelle “più intima”: il contatto e lo scambio con l’esterno avvengono in profondità, nella cavità toracica, cioè nel luogo simbolo di emozioni e sentimenti. Il respiro è dunque impregnato di una valenza emotivo-affettiva e su di esso si incentrano le espressioni fondamentali della nostra vita interiore: il riso, il pianto, il sospiro, l’ansia, la rabbia, il dolore, l’orgasmo. Nessuno di questi si esprime senza la partecipazione attiva del respiro, che è quindi anche una sorta di “ponte” con l’anima. Tale aspetto è stato percepito fin dall’antichità ed espresso in tutte le religioni: il respiro è il “soffio divino” che dà la vita – come nella Bibbia – ma anche il “tramite”, attraverso tecniche di respirazione particolari, tra noi e la dimensione meditativa e spirituale. Ciò si collega per analogia al simbolismo creativo del polmone/respiro: inspirare è – in associazione con la simbologia del naso – un “intuire” (per esempio, l’ispirazione artistica). Sentirsi ispirati significa dilatare il proprio essere in nuovi spazi che nutrono l’anima.
Problemi ai polmoni indicano diverse tematiche:
–conflittualità nel rapporto con la madre e con le dimensioni materno-protettive in genere, presente fin dalla prima infanzia;
–restringimento del proprio spazio vitale in uno o più ambiti che contano;
–avversione per un ambiente, un contesto o una relazione che si è costretti a incontrare da vicino o in modo prolungato;
–angoscia di morte o paure legate al sentirsi soffocare da pressioni o richieste.
Vivere in una dimensione polmonare vuol dire affrontare la realtà con una spiccata sensibilità per le atmosfere, le sfumature e i toni delle relazioni, con un senso molto intenso del presente e una modalità affettiva del tipo “tutto o niente”, “dentro o fuori”, “tutto e subito” o “niente e mai più”. Inoltre c’è attenzione per il lato spirituale della vita e al contempo il bisogno di vivere in luoghi e situazioni “aperti” e spaziosi.