LE FINESTRE DELLA MEDITAZIONE


Maestro che cos’è la meditazione?
Niente di cui valga la pena dire…sedersi e basta!

Se cerchi di ricordare la teoria fallirai.
Svuota la mente.Sii senza limiti, senza forma come l’acqua.
Se metti l’acqua in una tazza,l’acqua diventa tazza,
se la metti in una teira,diventa teira.
L’acqua puo’ fluire, spargersi,sgocciolare, spezzare…sii come l’acqua…

Il punto non è insegnare cio’ che ti hanno insegnato, devi insegnare quello che tu hai imparato, ossia piu’ di quanto ti hanno insegnato.

Per acquisire il benessere psico-fisico non basta il superamento di un disturbo emotivo, ansioso o depressivo con l’aiuto di specialisti e/o farmaci.
Dobbiamo invece assumerci la responsabilità del nostro benessere divenendo consapevoli dei meccanismi neurofisiologici che condizionano la nostra salute, la quale è soprattutto un sentire armonico corpo-mente-spirito, percepito dalla nostra coscienza, dove si realizza l’unità e totalità dell’essere umano e si manifestano le capacità e possibilità esistenziali di ogni uomo.
Recenti ricerche hanno scoperto che la meditazione produce un rilassamento due volte più profondo del riposo ordinario, rilevato tramite tre parametri: resistenza elettrica cutanea, frequenza respiratoria e quantità di acido lattico. Inoltre si manifesterebbero anche cambiamenti neuro-endocrini tra cui una diminuzione degli ormoni dello stress e un aumento di quelli che incidono sul ritmo del sonno, sul tono dell’umore e come riscontrato dalla moderna psico-endocrinologia, sull’efficacia del sistema immunitario.
Ma facendo un passo indietro che cos’ è la meditazione? In effetti è più semplice per primo affermare cosa la meditazione non sia.
Ad esempio la meditazione non va confusa con la contemplazione che non comporta il distacco e la ricerca di uno stato mentale totalmente diverso ma bensì esalta i significati di esperienze vissute.
La meditazione non è neppure una sorta di ginnastica spirituale, né una dottrina, né l’imitazione rituale di una pratica orientaleggiante, anche se sedersi con le gambe incrociate e assumere posizioni e atteggiamenti ispirati, raccolti e riflessivi può essere suggestivo e rilassante
La meditazione non è una pratica da palestra alternativa da cui ottenere in tempi brevi un controvalore di saggezza, equilibrio psicofisico e vissuto trascendentale. Sedersi con gambe incrociate e schiena eretta è faticoso e concentrarsi sul respiro mentre si cerca di scacciare pensieri molesti può essere persino frustrante. Altrettanto deludente è accorgersi che non succede nulla oltre una lieve sonnolenza.
La meditazione non implica la ricerca di un risultato, ad esempio nel Buddhismo Zen il processo psicologico meditativo , non è quello di scoprire la verità su se stessi (come succede con la psicoanalisi) ma decostruire gli schemi attraverso cui percepiamo, descriviamo e valutiamo il nostro modo di essere e quello degli altri. Decostruire implica entrare in nuove dimensioni della coscienza, generate dal cambiamento degli abituali e convenzionali modi di funzionamento della mente.
Quando e come è possibile per un occidentale entrare nel sistema di pensiero che sta dietro le pratiche meditative orientali, le loro complesse religioni e la natura esoterica degli insegnamenti?
Nei casi migliori questo passaggio richiede un lungo apprendistato che puo’ trasformarsi in un vero e proprio shock cognitivo e autobiografico. Le pratiche meditative implicano un sistema di pensiero che ci chiede di diffidare del linguaggio, dei sensi, della realtà, del passato proprio e altrui. La meditazione non richiede un‘iniziazione culturale, dal momento che uno scopo preliminare è quello di spogliarsi di qualsiasi sapere e di mettere tra parentesi ogni convinzione.
Le pratiche meditative consistono in una sorta di allenamento mentale volto ad estendere la consapevolezza, fino ad includere e superare la soggettività.
Nella prima fase(JORIKI)il vigore mentale nasce dalla concentrazione su un solo oggetto(ad esempio il respiro).Segue poi una seconda fase(SHI)segnata da un raggiunto stato di quiete e chiarezza. La terza tappa(KAN)porta all’accesso e alla consapevolezza delle cose così come sono, quindi all’ILLUMINAZIONE.
In The Light of Asia, Edwin Arnold afferma:

"L’illuminazione…ricercandola attraverso gli altri ero lontano dal raggiungerla; ora cammino da solo e l’incontro ovunque. Sono soltanto io, eppure non sono io . Una volta capito questo, posso essere quello che sono."

La mente meditativa non ha rapporti con il passato, con il futuro, non fa analisi, interpretazioni, programmi, ipotesi e si impegna a far tacere il dialogo interno. Non commenta o valuta né da un nome a ciò che prova e vede; il meditante guarda alla propria mente senza disprezzo o infatuazione, accetta i pensieri che nascono e che abbandona.
La mente meditativa non è in cerca di significati:
”Se esiste nella meditazione qualsiasi significato io stesso non sono libero;perché quando avete veramente sentito il suono della pioggia per quello che è, allora potrete ascoltare , vedere o sentire allo stesso modo qualsiasi altra cosa, cioè come qualcosa che non ha bisogno di traduzioni. La meditazione è estremamente semplice, perché consiste semplicemente nell’osservare tutto ciò che sta accadendo, inclusi i tuoi stessi pensieri e il tuo respiro, senza alcun commento. Dopo un po’ il tuo respiro e la tua coscienza fanno parte dello stesso processo che comprende il vento, gli alberi, il ronzio degli insetti e il clamore della città. Il trucco che non puo’ essere forzato è quello di essere in questo stato persino quando compili il modulo delle tasse o sei arrabbiato.”
Edwin Arnold


Meditazione silenziosa, senza azioni o pensieri, totalmente aperta e vigile, forse questa è la vera preghiera…Il meditante si spoglia di tutto, si spoglia del suo ego esaltato dai dolori e dall’identità biografica che ripete i giochi illusori dell’apparire e dell’appartenere.


Riferimenti bibliografici
E. Arnold The light of Asia, Routledge & Kegan
R.F. Wallace Neurofisiologia dell’illuminazione, Tecniche nuove