CEFALEA:LETTURA PSICOSOMATICA



L’occhio non cambia più il suo aspetto dopo i sei mesi, invece quel che cambia è lo sguardo che viene portato sulle cose
Anonimo

Cosa rappresenta quel dolore alla testa che ci tormenta? Cosa si nasconde dietro ai nostri attacchi di cefalea? Le risposte possono essere varie e mostrare tratti insospettabili della nostra personalità. Ogni cefalea ha le sue radici nel carattere dell'individuo che ne soffre. Esistono però alcune tipologie di personalità più a rischio: quelli che"non staccano mai" e le le persone troppo perfezioniste, formali e rigide. Ecco di seguito una breve descrizione delle tipologie caratteriali più inclini a questo problema.
La cefalea colpisce chi ha una vita mentale troppo febbrile
La cefalea non colpisce a caso: quando si cronicizza tende a scegliere le sue "vittime" fra persone che hanno un'attività di pensiero molto sviluppata e che difficilmente riescono a staccare la spina e a far riposare la mente. Possiamo ritrovare le cause che spingono il cervello a questo doloroso tour de force nei tratti del carattere che predispongono a somatizzare i disagi sotto forma di cefalea. Ecco di seguito alcuni di questi tratti. Attenzione: se vi riconoscete in almeno tre di essi, siete a rischio cefalea.
Eccesso di razionalità
"Penso, dunque sono": potrebbe essere questo il motto di chi soffre di cefalea. Non c'è nulla che, secondo lui, non debba cadere sotto il bisturi tagliente della razionalità. Ecco dunque che ogni questione viene sottoposta a un'analisi impietosa e rigorosa: non si smette di pensare fino a quando non se ne viene a capo, ossia non si arriva a una conclusione o a una definizione, in genere rigida, che esclude la possibilità che vi siano modi diversi di vedere la realtà.
Perfezionismo
«È tutta questione di volontà, in ogni caso bisogna sempre dare il massimo»: questo è il motto del perfezionista. E chi soffre di cefalea punta sempre alla perfezione e ha aspettative alte, specie verso se stesso. È molto severo e attento al giudizio altrui, teme di sbagliare e considera qualunque errore come una colpa o una vergogna. Nulla viene lasciato al caso, ogni gesto diventa una performance che finisce col perdere di vista l'obiettivo concreto e i desideri più elementari.
Formalismo
Molto formale nei modi, il cefalalgico tiene a fare buona impressione sugli altri, si sente piuttosto a disagio quando è al centro dell'attenzione, preferisce passare inosservato e dare un'immagine di normalità. In genere giudica con poco favore ciò che è vistoso e diffida delle persone spontanee. Molto del suo formalismo è dovuto a un'educazione rigida.
Eccesso di altruismo
Difficilmente chi soffre di cefalea si tira indietro quando c'è bisogno di lui. La sua disponibilità nei confronti degli altri però non è gratuita; spesso il favore più che all'altro lo fa a se stesso: se è lui a far le cose può controllare come vengono fatte. Ecco perché buona parte dei suoi interventi o dei gesti di abnegazione, più che da una genuina disponibilità, nascono dal desiderio di fare le cose come si deve, ossia a modo suo.
Rancori inespressi
Il passato è come un enorme archivio in cui rimangono in sospeso tutte le pratiche: esperienze, ricordi belli o brutti che siano si mettono via ma non si cancellano. Lo stesso vale per i torti subiti: chi soffre di cefalea non lascia cadere, anzi, tende a essere piuttosto rancoroso. Difficilmente però riesce a esprimere ciò che sente: piuttosto a forza di trattenersi, sbotta. Ma prima di arrivare a questo punto, quanti attacchi di cefalea!
La soluzione: giù la maschera e la cefalea se ne va...
Mettendo insieme tutte le caratteristiche del cefalalgico ci si potrebbe convincere, a torto, che abbiamo a che fare con una persona fredda e calcolatrice, ambiziosa e distaccata. Ma se così fosse la cefalea non avrebbe ragion d'essere: ci troviamo di fronte, invece, a una persona istintiva, entusiasta, energica, ma suo malgrado compressa da schemi di razionalità e autocontrollo che la bloccano. A soffrirne è la testa, cui tocca l'ingrato compito di raffreddare continuamente i "bollenti spiriti". L'ipertrofia della ragione è quindi un meccanismo di difesa che un soggetto intelligente e dotato mette in atto per difendersi da "un'incandescenza" emotiva che non sa come maneggiare e teme di lasciar fluire. Solo che la tattica non funziona e la cefalea compare proprio per ricordarcelo.