Se il bambino vive criticato impara a condannare
Se vive deriso impara la timidezza
Se vive vergognandosi impara a sentirsi colpevole
Se vive trattato con tolleranza impara ad essere paziente
Se vive nell’incoraggiamento impara la fiducia
Se vive nell’approvazione impara ad apprezzare
Se vive nella lealtà impara la giustizia
Se vive con sicurezza impara ad avere fede
Se vive volendosi bene impara a trovare amore ed amicizia nel mondo.
Eva Lewin
E’ difficile rispondere alle critiche con serenità soprattutto quando vengono fatte per svilirci e sminuirci … in questi casi non esistono modi per comprendersi ma la cosa più ragionevole da fare è spesso”lasciare il campo”…alla larga da queste persone perché è solo una perdita di tempo!!
Capita sovente però che anche quando gli intenti non sono così negativi e le critiche ci vengono mosse da persone che ci vogliono bene, ci ritroviamo a sentirci vulnerabili e si scatenano sentimenti di insofferenza e rabbia a volte palesati ma spesso convogliati in un altro atteggiamento inconscio piu’ subdolo e doloroso:la provocazione.
Chi è un provocatore?Una persona che apparentemente fa di tutto(a volte anche in modo inconsapevole) per innervosire gli altri .A chi non è capitato almeno qualche volta di porre in atto una provocazione?non penso che a rispondere affermativamente siano in molti. Il problema si presenta quando la provocazione diventa un tratto predominante della personalità ,la corsia preferenziale per comunicare o il modo per rispondere alle critiche degli altri.
Spesso chi provoca cerca solo di indurre nell'altro una reazione, cercano un'attenzione che diversamente pensano di non poter avere», spiega Marco Villamira, docente di Psicologia generale allo Iulm di Milano. Provocare, del resto, è il tentativo di innescare un dialogo, anche se con mezzi irritanti ed infantili,un'azione che può nascondere profondi disagi.
Il provocatore teme l'indifferenza più di tutto. Destabilizzare gli altri gli permette di porsi al centro. «Sono persone cui, da bambini, è mancata l'attenzione dei genitori o che hanno avuto un'educazione troppo repressiva», afferma Eugenio Gaburri, psichiatra e psicanalista a Milano. «E che, una volta adulti, cercano nello sguardo degli altri l'interesse che è stato negato loro nell'infanzia».Restare eterni adolescenti «L'adolescenza è il momento in cui l'individuo si definisce, staccandosi dai genitori», dice Villamira, «ed è quindi normale che ci si opponga, si provochi, per costruire se stessi, diventare adulti».
“Il provocatore teme l'indifferenza più di tutto. Destabilizzare gli altri gli permette di porsi al centro. Si testano così i limiti degli altri, la loro soglia di tolleranza per trovare una propria dimensione, il provocatore è un individuo che non riesce ad affermare la propria personalità nei modi tradizionali. Conosce solo due reazioni: attaccare o subire” precisa Villamara.
E’ necessario quindi fare alcune considerazioni:siamo intolleranti verso le critiche altrui in proporzione a quanto siamo intolleranti verso noi stessi in quanto gli altri ci feriscono dove noi ci siamo già feriti!
La persona che per effetto della propria bassa autostima cerca continuamente approvazioni negli altri, si sentirà ferita quando questi non risponderanno alle sue aspettative e di conseguenza si sentirà toccata nel vivo anche dalla critica piu’ benevola replicando con provocazione o sarcasmo.
Purtroppo entrambi i modi non facilitano i rapporti perché portano alla fine al non rispetto dell’altro e di se stessi.Eleonora Roosvelt era solita ripetere”nessuno puo’farti soffrire o sminuirti senza il tuo consenso”.Le nostre fragilità sono conseguenze di trappole cognitive:cambiando le nostre convinzioni e cambierà il nostro modo di percepire le cose .