L'ELEGANZA DEL RICCIO


La gente crede di inseguire le stelle e finisce come un pesce rosso nella boccia.

Alcune persone sono incapaci di cogliere l'essenza della vita e il soffio intrinseco in ciò che contemplano, e passano la loro esistenza a discutere sugli uomini come si trattasse di automi, e sulle cose come se fossero prive di anima e si esaurissero in ciò che di esse si può dire, sulla base di ispirazioni soggettive.

Dove si trova la bellezza? Nelle grandi cose che, come le altre, sono destinate a morire oppure nelle piccole che, senza nessuna pretesa, sanno incastonare nell'attimo una gemma di infinito?

Adesso so quello che dobbiamo vivere prima di morire: posso dirvelo. Prima di morire quello che dobbiamo vivere è una pioggia battente che si trasforma in luce.

Non vediamo mai al di là delle nostre certezze e, cosa ancora più grave, abbiamo rinunciato all'incontro, non facciamo che incontrare noi stessi in questi specchi perenni senza nemmeno riconoscerci.

Se ci accorgessimo, se prendessimo coscienza del fatto che nell'altro guardiamo solo noi stessi, che siamo soli nel deserto, potremmo impazzire.Su una cosa però siamo d'accordo: l'amore non deve essere un mezzo, l'amore deve essere un fine.

Fatevi una sola amica, ma sceglietela con cura

Frasi tratte dal romanzo "L'eleganza del riccio"di Muriel Barbery


Lo so ,questo non è un sito di recensione letteraria ma quello che ho letto ultimamente(consigliatomi da una persona a me molto cara) è davvero un libro gradevole e le riflessioni ironiche e a volte surreali delle protagoniste presentano delle chiavi di lettura psicologiche e sociologiche di non poco rilievo.
Non a caso L’eleganza del riccio è stato il caso letterario del 2007 in Francia: ha venduto centinaia di migliaia di copie. La storia è questa:

Siamo a Parigi in un elegante palazzo abitato da famiglie dell’alta borghesia. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all’idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che, all’insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta, che adora l’arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Cita Marx, Proust, Kant… Dal punto di vista intellettuale è in grado di farsi beffe dei suoi ricchi e boriosi padroni. Poi c’è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno, per l’esattezza). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre, segretamente osservando con sguardo critico e severo l’ambiente che la circonda.
Paloma e Reneé si incontrano e si riconoscono come anime simili grazie all'arrivo di un terzo personaggio: Kakuro, un nobile giapponese(l’unico a quanto pare che sa comprendere “l’eleganza del riccio”). Questi saprà aprire il cuore della portinaia, farne uscire tutti i sentimenti ed i segreti più oscuri, liberarla dal peso del suo incognito durato quindici anni, e, insieme a lei, farà capire a Paloma qualcosa in più sulla vita, qualcosa che nemmeno il precoce intelletto della ragazzina aveva saputo cogliere.

Non aggiungo altro...Buona lettura!!!