LE MONOFOBIE



Hans ha la fobia dei cavalli, in particolare, è infastidito da "ciò che i cavalli hanno davanti agli occhi e il nero intorno alla loro bocca"

Il piccolo paziente Hans
Sigmund Freud


La parola fobia, deriva dal greco phobia, ma non necessariamente indica una psicopatologia.
In senso generale, la fobia è una paura, persistente e ricorrente, irragionevole ed eccessiva che, per un periodo di almeno sei mesi, caratterizza la vita di un individuo. Nel caso delle monofobie, la paura è verso un oggetto specifico od una situazione particolare, come ad esempio, nella claustrofobia, la paura degli spazi chiusi, tipico è il timore verso gli ascensori, le metropolitane o le cantine. Due sono gli elementi che contraddistinguono una fobia. Da un lato, la possibilità che la paura irragionevole, possa mettere a repentaglio la vita dell’individuo anche sotto un punto di vista lavorativo, sociale o sentimentale, impedendogli così di vivere molte esperienze quotidiane. D'altra parte, il soggetto risulta essere consapevole che la sua reazione è esagerata, ma non sa cosa farci, o meglio, si trova in una posizione di "learned helpness", di impotenza appresa, per cui, sente che la situazione che teme è al di fuori del proprio controllo.
Il quadro sintomatologico si aggrava maggiormente se, a questo elemento se ne aggiunge un secondo, ossia se l'individuo in questione ha creato dentro di sé un "locus of control" interno, per cui è portato ad attribuire i propri insuccessi, oltre che i successi, non a fattori esterni a se stesso, ma interni alla propria persona. A lungo termine tale sistema potrebbe, infatti, aggravare il quadro clinico della persona, conducendo quest'ultima ad un possibile stato depressivo, ad una reazione cronica all'attesa minaccia degli eventi o al ricorso di rituali di tipo ossessivo. Freud nel 1897 affermava, infatti, che poteva essere molto facile il passaggio dalla fobia all'ossessività, in quanto entrambi gli elementi coesisterebbero all'interno del soggetto; il loro comune denominatore sarebbe quello di una vera e propria limitazione della libertà ed autonomia individuale, mentre ciò che le differenzierebbe sarebbe il fatto che, mentre nel caso fobico il soggetto si può liberare dell'oggetto temuto, nel caso ossessivo il soggetto non può liberarsi delle proprie idee fisse.
Da un punto di vista epidemiologico, le monofobie colpiscono più donne che uomini (in un rapporto di due a uno!), ma non esiste un'età di insorgenza specifica. Alcune fobie, infatti, possono insorgere precocemente; è questo il caso di una tipica fobia sociale, la fobia della scuola, che si può ritrovare nei bambini dai cinque ai dodici anni, e negli adolescenti che smettono di studiare, dicendo che le materie scolastiche non piacciono. Un'altra forma di fobia precoce è la dismorfofobia, tipicamente adolescenziale, a causa dello stato confusionale in cui si trova il ragazzo alla ricerca di una propria identità, di fronte al fatto evidente che egli non è più un bambino, ma neanche ancora un adulto. Quest'ultima fobia è, una paura quasi ossessiva per il proprio corpo, il timore di non essere normali nelle forme (la paura di essere grassi, magri, alti o bassi), nelle parti specifiche del proprio corpo (paura del volto, dell'acne) o dei propri caratteri secondari (troppa peluria, poco seno).
Le forme cliniche più frequenti risultano essere l'agorafobia e la fobia sociale. A queste due forme cliniche, deve essere però posta necessariamente una corretta diagnosi differenziale, in quanto, molto spesso, chi ha paura di attraversare una strada può in realtà aver paura delle persone che potrebbe incontrare e vice versa. Anche la zoofobia – la paura degli animali - sembra essere abbastanza frequente, soprattutto nelle donne. Spesso chi è zoofobico non è zoofilo, ma si possono trovare casi in cui, chi ha paura dei cani ami tanto i gatti. Gli animali che "vanno per la maggiore" sono i serpenti, gli insetti, i ragni ed i topi. A volte la causa originaria si può ritrovare in eventi precoci di contatto con un determinato animale con esperienza di spavento o di aggressione e che, con il passare degli anni, ha determinato nel soggetto considerato, una risposta di evitamento. Fobia ed ansia cessano sistematicamente con il cessare della situazione temuta; in realtà persiste un'angoscia quasi permanente nell'individuo, intesa come "ansia anticipatoria" che l'evento possa ritornare. Per questo motivo vengono attuati comportamenti più o meno fallimentari come il tentare di controllare le proprie emozioni o reazioni fisiologiche (tra queste annoveriamo la fame d'aria, le tensioni muscolari, i tremori, la mancanza di respirazione e la tachicardia). In molti casi si cercano persone familiari che possano aiutare il soggetto a "sopravvivere" alla situazione angosciosa. In realtà questo comportamento peggiora la situazione del fobico, in quanto, chi aiuta, manda due messaggi psicologici: "ti aiuto perché ti voglio bene", ma anche "ti aiuto perché sei malato", portando alla cosi detta "profezia che si auto avvera". Infine, molto spesso si attuano comportamenti di fuga e di evitamento, attraverso i quali si pensa di riaquisire il controllo della propria vita, ma in realtà si dà un maggiore potere alla situazione fobica, creando quindi un circolo vizioso.
Cosa fare dunque?Secondo il mio avviso la strada più facile per sconfiggere una fobia è quella psicoterapica. Oggi sono molti gli approcci efficaci; primi fra tutti quello strategico e quello cognitivo-comportamentale. In casi più gravi si può associare a questo, una terapia farmacologica ansiolitica che, bloccando i meccanismi biologici dell'ansia, è utile per sedare l'ansia anticipatoria. Al di là di questo, pochi sono i consigli da poter dare. Fondamentale sarebbe poter agire immediatamente, prima che una fobia si evolvi o si correli ad altre, ma anche affrontare l'evento temuto, anche se in modo graduale sarebbe molto importante. Un primo passo sembra essere quindi, nella vita di tutti i giorni, quello di non evitare mai i problemi e di tentare una riflessione su se stessi e sulle piccole ossessioni quotidiane tentandone di essere meno precisi. Ciò, potrebbe essere utile per ostacolare, come si è detto, un facile passaggio fobico-ossessivo.

Bibliograia consigliata:
Freud S.,"Il piccolo Hans" nelle "Opere 1905/1921",I Mammut, Newton,Roma,1995
Nardone G.,"Paura, Panico,Fobie.La terapia in tempi brevi",Ponte delle Grazie,Milano,2002
Proietti G.,"Le fobie,come vincerle",Milano, 1997