NEW YORK - Ubriache e magre da morire: medici e famiglie negli Usa sono in allarme per un nuovo disturbo alimentare che si aggiunge ai mille volti dell'anoressia. Il New York Times punta i riflettori su quella che i medici Usa chiamano ‘‘drunkoressia'': la variante letale di chi smette di mangiare per poter bere di più. Gli esperti di disordini alimentari hanno creato nuovi termini per definire le varie forme attraverso cui il disagio davanti al cibo diventa malattia: c'è l'ortoressia, ad esempio, in cui l'ossessione maniacale per i cibi sani porta a smettere di mangiare. Manoressia (da ‘‘man”, uomo) è invece l'anoressia maschile, di cui di recente ha confessato esser stato vittima l'attore Dennis Quaid. Drunk in inglese significa ubriaco: «Ci sono donne che hanno il terrore di mettere un chicco d'uva in bocca ma non esitano a bere alcolici», ha constatato Douglas Bunnell, direttore di una clinica privata per la cura dei disordini alimentari a Filadelfia, il Renfrew Center. È un fenomeno che Bunnell, ex presidente dell'Associazione Nazionale contro i Disordini Alimentari, ha riscontrato in molte ragazze: «L'ossessione per la magrezza, combinato con l'esempio di celebrità come Paris Hilton, Linsdey Lohan e Britney Spears fa sì che molte lo considerino un dato di fatto, se non addirittura un trend alla moda». Una dieta Slim Fast, solo più divertente, fino a che le conseguenze del cocktail di abuso di alcol e diete estreme non comincia ad avere un costo pesantissimo per la salute. ‘‘Drunkoressia'' non è ancora un termine medico ufficiale, ma si basa su un crescente numero di casi clinici di donne che si affamano per tutto il giorno per bilanciare le calorie che ingurgiteranno la sera sotto forma di alcolici. Secondo uno studio citato di recente sulla Fox tv il 30 per cento delle ragazze in età di college - quasi una su tre - è pronta a ridurre drasticamente quanto mettono sul piatto pur di poter bere liberamente la sera con gli amici. Le anoressiche e le bulimiche usualmente evitano l'alcol come la peste per via dell'alto contenuto calorico di vino, birra e superalcolici: alcune di loro però cedono al bere o perché un bicchierino calma l'ansia di dover mangiare o perché allevia l'ansia di aver mangiato troppo. Nei casi più gravi l'alcol è l'unica fonte di calorie della giornata. C'è poi chi beve e vomita: con l'alcol, sostengono gli esperti di disordini alimentari, è molto più facile.
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Il termine drunkoressia è stato inventato dai giornalisti del “New York Times” anche se non è ancora riconosciuto dalla medicina ufficiale. Il termine indica un nuovo anomalo e pericoloso comportamento alimentare diffuso fra le adolescenti: mangiare poco fino ad arrivare anche a digiunare per poter assumere forti quantità di alcolici.
Solo acqua e sigarette dunque per tenersi in piedi fino alle 7 di sera. È il rito pre-happy hour per molte adolescenti e non solo:scatta in vista di serate scandite da file di bicchierini di superalcolici bevuti quasi a stomaco vuoto, o dopo avere preso qualcosa dal buffet dell'aperitivo, rito enfatizzato anche dai film o dalle serie televisive prevalentemente destinate ai giovani, dove spesso i protagonisti bevono continuamente alcolici e superalcolici(un po’ quello che avveniva intorno agli anni 60-70 con il fumo di sigaretta).
Lo scopo di tale comportamento è duplice:
•dimagrire
•farsi accettare dal gruppo dei pari, in particolare i maschi la cui assunzione di alcolici è legata al divertimento ed alle emozioni. A tal riguardo, pare che i maschi siano particolarmente interessanti le ragazze che assumono comportamenti pericolosi e trasgressivi.
La drunkoressia viene considerata una variante dell'anoressia, ben nota a tutti, ma con una variante di fondo: assumere alcolici, a differenza dell'anoressia, significa assumere calorie, quindi si rinuncia al cibo per poter bere maggiormente.
Vediamo le analogie con l'anoressia:
•rifiuto drastico del cibo
•diminuzione di peso
•uguali criteri diagnostici.
Per quanto riguarda quest'ultimi è necessario rilevare se l'Indice di Massa Corporea (IMC) è calato sotto 17,5 e se è presente amenorrea. L'IMC si ottiene dividendo il peso in chili per il quadrato dell'altezza in metri. L'indice normale nelle donne è tra 19 e 24,5.
La volontà di dimagrire non è fine a sé stessa come nell'anoressia ma è strumentale all'assunzione di alcol. Le ragazze possono non riuscire ad assumere alcolici quando hanno cibo nello stomaco, quindi digiunare è necessario per poter bere. Inoltre nell'anoressia per continuare a dimagrire è necessario mettere in atto altri comportamenti, dopo aver assunto piccole quantità di cibo, quali: autoinduzione del vomito, uso di lassativi, logorante attività fisica. Al contrario l'assunzione di alcol, grazie alla relativo introito di zuccheri, procura un senso di sazietà che permette di non avvertire la fame.
Ma questa differenza è solo una motivazione iniziale. Successivamente la motivazione “drunkoressica” diventa motivazione “anoressica” in quanto dimagrire diventa lo scopo principale e ci si esalta dalla consapevolezza di poter vincere la fame.
I rischi della drunkoressia sono gli stessi dell'anoressia: osteoporosi, alterazioni cardiache, amenorrea. A quest'ultimi si aggiungono quelli derivante dal consumo di alcolici, specie se a digiuno: neuropatie, tremori, danni al fegato ed al cervello col tempo. Questa sintomatologia e acuita nel sesso femminile perché tende ad espellere l'alcol più lentamente del sesso maschile. In entrambi i sessi sono presenti tutte le conseguenze dell'assunzione di alcol in età adolescenziale quando lo sviluppo psicofisico è particolarmente vulnerabile.
Nel momento in cui la drunkoressia raggiunge livelli d'allarme è necessario intervenire come con l'anoressia: terapia di riunitrizione, psicoterapie individuali e di gruppo, eventuali assunzioni di farmaci quando l'alcol è diventata una vera e propria dipendenza. Per attuare tutto ciò potrebbe rendersi necessario rivolgersi ad un centro per i disturbi del comportamento alimentare.
Importante è la prevenzione:
•educare gli adolescenti alle conseguenze di un uso smodato di alcolici;
•combattere la cultura dello “sballo”, vale a dire divertimento possibile solo se associato a comportamenti trasgressivi.