...E VINSE LA TARTARUGA


Nessun santo ha potuto ottenere da Dio che il passato non sia stato…nessun miracolo puo’ niente contro il tempo
Simone Weil


Non riuscivo a trovare titolo migliore a questo post se non quello di un gradevolissimo libro di C.Honorè(E vinse la tartaruga.elogio alla lentezza:rallentare per vivere meglio.Ed.Sonzogno, Milano) da leggere…con calma!
Viviamo infatti in un epoca condizionata dalla fretta;un occidentale adulto trascorre con la propria famiglia il 40% di tempo in meno rispetto a quanto faceva negli anni 60’, passa 72 minuti al giorno in auto e mezz’ora alla settimana facendo l’amore.
Statistiche apparte siamo sempre di corsa, la nostra vita sembra essere diventata una continua lotta contro il tempo; per non parlare, poi, di quando ci sono i bambini: allora sì che bisogna fare i salti mortali, per combinare i mille impegni che noi stessi abbiamo organizzato per loro (la scuola di musica, la piscina, la biblioteca, la festicciola con i compagni di classe, ecc.ecc).
Siamo sempre con l'acqua alla gola, al punto che - se potessimo - vorremmo comprare il tempo dei pochi oziosi che sono rimasti in giro.
Ci siamo abituati così tanto ad andare ad alta velocità, che non sopportiamo la sosta al semaforo, la fila alla posta, il ritardo di un treno; un secondo di attesa su Internet ci sembra un'eternità; il telefonino riduce i tempi e le distanze; andiamo sempre oltre i limiti di velocità previsti sulle strade, perché non possiamo neppure pensare di andare con calma, anche quando non stiamo perdendo il treno o l'aereo.
Persino in ferie tendiamo a mantenere sempre gli stessi ritmi, trasformando giorni che potrebbero essere di quiete in un fuoco d'artificio di attività: paesi da visitare, musei da vedere, fotografie da scattare, cibi da assaggiare, oggetti ricordo da comprare, il tutto sempre a cento all'ora. Addirittura nelle relazioni più intime tendiamo ad accelerare i ritmi, guardando costantemente all'impegno successivo: non abbiamo tempo per i preliminari.
Stare fermi, senza far nulla, o fare una sola cosa alla volta è quasi un peccato mortale: ci diamo da fare in ogni momento, come se dovessimo battere un nuovo record!
Il tempo per se stessi sembra essere diventata una nuova frontiera del lusso che prende sostanza da una concezione qualitativa della vita. In effetti l’indicatore di benessere di una civiltà non puo’ identificarsi solo con il suo Pil ma anche e soprattutto con lo stato di benessere psicologico dei suoi componenti.
Nasce l’esigenza di promuovere stili di vita e di convivenza improntati sulla dimensione della lentezza, perché non c’è valore piu’ grande del tempo; una società etica dovrebbe utilizzare la velocità delle nuove tecnologie per cercare di lavorare poco e bene; invece il segno di questi tempi sembra essere sempre piu’ lo spreco di tempo ed energia.
Un ideale umano –compatibile di vita non è dedicare al lavoro 14 ore al giorno per accumulare denaro necessario per comprare macchine ed oggetti di cui non abbiamo effettivamente bisogno per passare poi il resto della vita imbottigliati nel traffico urbano o in squallidi centri commerciali; l’uomo non è per natura un consumatore ma soprattutto consumare non ci rende uomini.

Non esiste una società che di per sé offre la felicità e l’autorealizzazione completa dei suoi membri però è fondamentale che una società disponga di condizioni strutturali favorevoli in termini di qualità di vita e ciò passa inevitabilmente anche attraverso una formazione alla temporalità che renda consapevole l’individuo delle opportunità che il tempo offre e che gli possa far ne scoprire la dimensione qualitativa.
La pausa, l’attesa, il silenzio sono interstizi del quotidiano che alludono ad esperienze non solo temporali ma anche spaziali e relazionali.
È arrivato il momento di rallentare: o almeno di capire quando è il caso di andare veloci, e quando è meglio gustare ogni attimo che passa, dedicando il "tempo giusto" ad un pasto, ad una conversazione, ad una passione,ad una serata con le persone che si amano.