Il malumore deriva da un'intima coscienza della nostra inferiorità, da una scontentezza di noi stessi unita all'invidia derivante da una nostra sciocca vanità? Vediamo intorno a noi degli esseri felici che non debbono a noi la loro felicità e non riusciamo a sopportarlo.
J.W. Göethe
L’invidia è un sentimento doloroso, che si impone spesso contro la propria volontà e del quale è difficile liberarsi attraverso riflessioni di tipo razionale. Lo stesso Freud analizzo’ questo sentimento con la teoria dell’invidia del pene da parte delle bambine, le quali si sentirebbero inferiori data la mancanza di questo organo e per questo svilupperebbero nei suoi confronti una forte invidia, centro cruciale per lo sviluppo psico-sessuale della bambina. Oggi la teoria freudiana è superata, in seguito anche alle confutazioni fatte da parte delle psicoanaliste-donne negli anni settanta, che hanno duramente contestato il postulato teorico di superiorità maschile che la teoria dell'invidia del pene implicava.
Ma andiamo a vedere la “morfologia” di questo sentimento…
Si caratterizza come desiderio ambivalente di possedere ciò che gli altri possiedono oppure che gli altri perdano quello che possiedono. L'enfasi è, quindi, sul confronto della propria situazione con quella delle persone invidiate e non sul valore intrinseco dell'oggetto posseduto da tali persone. L'invidia può avere radici molto profonde nella personalità di un soggetto. Può essere stata causata da una mancanza di affetto in passato, da un'eccessiva competitività o da dei desideri che sono stati frustrati. Essendo le cause così rilevanti, spesso è difficile per un soggetto riuscire a risolvere il proprio problema. L'invidioso è generalmente frustrato, ossessivo, manipolatore, con pochi scrupoli e talvolta ipocrita. L'invidioso assume spesso atteggiamenti e comportamenti ben precisi e, quindi, riconoscibili. Tra i più tipici comportamenti dell'invidioso c'è il disprezzo dell'oggetto invidiato.
L'invidioso può rivolgere la propria invidia non solo verso oggetti materiali, ma anche verso presunte doti possedute dall'invidiato: per esempio, una particolare avvenenza, intelligenza o capacità, uno spiccato fascino; in tali casi, l'invidioso reagisce tentando di disprezzare o di sminuire l'invidiato, perché ai suoi occhi questo è colpevole di evidenziare ciò che l'invidioso non ha. L'invidia può provocare uno stato di profonda prostrazione: in taluni casi, l'invidioso può assumere comportamenti molto aggressivi e il tentativo di sminuire l'invidiato può raggiungere toni esasperati.
L'invidioso non dichiara quasi mai la sua invidia a causa della riprovazione sociale a cui è soggetta. La dissimula e la cova interiormente e questo comporta ulteriore frustrazione. L'invidioso contesta la società: ritiene che essa abbia sbagliato nell'attribuire fama, ricchezza o onoreficenza, e le abbia concedesse a chi non le meritava. A sua volta la società condanna l'invidioso in quanto ambizioso e superbo: chi pretende un riconoscimento automaticamente diventa non meritevole di riceverlo perché, in base agli stereotipi, l'umiltà è l'unica condizione per esserne degni.
Esistono poi un’ invidia buona e una cattiva. La prima rappresenta comunque un sentimento doloroso, che si prova nel vedere qualcun altro riuscire dove e come noi vorremmo per noi stessi, ma in questo caso non si provano sentimenti negativi di odio e rancore per l'invidiato e non si cerca di ostacolarlo. Essa corrisponde all'emulazione cioè ad un desiderio profondo di arrivare allo stesso livello dell'altro, anziché abbandonarsi allo scoramento o alla maldicenza. L'invidia 'cattiva' è invece quella che non prevede e non auspica null'altro che il male, la sfortuna e la definitiva sconfitta dell'odiato rivale.
L’invidia è sentimento parassita con il quale spesso bisogna fare i conti. C’e una parte di noi nascosta, chiamata da Jung ombra dietro la quale emozioni come l’invidia, la rabbia,il senso di colpa, la paura si nascondono.In un processo di cambiamento è importante diventare consapevoli per evitare che
i demoni diventino davvero demoni (Hillman)E’ giusto vivere anche le emozioni piu’ intense ma al momento opportuno occorre sapersi distaccare (senza negarle) da quelle emozioni che deturpano la nostra vita interiore e che sono da ostacolo al raggiungimento dei nostri obiettivi.Se la gioia, la serenità, l’inquietudine esistenziale rafforzano la nostra capacità di affermarci ,l’invidia cronica porta al disprezzo di noi stessi