LA GESTANTE MEDIATICA


C'è sempre un angolo di silenzio nelle più sincere confessioni delle donne
Paul Bourget

Un pomeriggio un po’ svogliato mi soffermo a guardare una di quelle trasmissioni "gossippare" presentate da qualche raccomandato di troppo e che hanno per ospiti improbabili attrici e tronisti …re e regine di un mondo tanto leggero quanto pericoloso per i messaggi che vengono veicolati. Quello che piu’ mi stupisce è che questo genere di trasmissioni, per lo piu’ seguite da donne, non fanno altro che parlare di soubrettine incinte che descrivono tra una giravolta e un bacio verso la telecamera la loro meravigliosa gravidanza come periodo di massima realizzazione.
Buon per loro…credo che sia una cosa meravigliosa ma attribuire al periodo della maternità soltanto aspetti e valori positivi, è tuttavia un modo superficiale , populista ed arbitrario di affrontare un momento evolutivo importante e complesso che appartiene come tale non soltanto al percorso di vita della donna, ma in senso più generale a quello del compagno e della famiglia nucleare.
Di per sè la gravidanza è un momento molto delicato, sia dal punto di vista psicologico (cambiamenti legati al ruolo e all'assunzione di responsabilità, ri-esperienza degli antichi legami madre-figlia e familiari), sia dal punto di vista biologico ed ormonale. Tali cambiamenti possono naturalmente modificare l'umore della donna, anche in donne che non hanno mai avuto problemi di ansia o di depressione e provocano comunque un 'fisiologico' e in molti casi fortunatamente passeggero stato di stress psicofisico, normalmente avvertito durante la gravidanza come difficoltà a riposare, presenza di pensieri e preoccupazioni legati alla maternità, maggiore suscettibilità nelle relazioni importanti e così via.
Tutti questi cambiamenti nella maggioranza dei casi sono naturalmente accompagnati anche dalla gioia di diventare madri e di avere un figlio, e quindi durante l'attesa nella donna possono coesistere emozioni, aspettative, stati d'animo contrastanti, in modo del tutto fisiologico.
La gestante mediatica è però un concentrato di dinamicità, felicità e onnipotenza e sembra non soffrire di alcun tipo di turbamento: porta avanti tutte le sue attività col sorriso sulle labbra, non è mai stanca, lavora fino alla 38° settimana, segue una dieta per restare in forma, riduce al minimo il naturale e fisiologico aumento di peso, organizza perfettamente tutto il suo tempo, ed è sempre felice. Dopo il parto ritorna in forma in 15 giorni e sfoggia i suoi addominali scolpiti e il suo buonissimo bambino.
Attenzione donne “in ascolto”,queste icone culturali da un lato, e la tendenza a sminuire i cambiamenti emotivi di questo periodo dall'altro hanno degli effetti importanti su come la donna sente di dover vivere la gravidanza; questi messaggi ambigui e superficiali amplificano il disagio nelle donne che non si sentono così euforiche (o che sono stanche, o che prendono peso), e promuovono l'instaurarsi di un senso di vergogna o anormalità, aumentando il disagio e rendendone difficile la condivisione all’interno della coppia, della famiglia d'origine e con le persone che più dovrebbero essere competenti in materia (ostetriche, psicologhe, personale medico).
Molte donne durante la gravidanza sperimentano un senso di inadeguatezza rispetto al ruolo e al modello e pensano che questo significhi non essere buone madri; percepirsi inadeguate è un importante e generico fattore di rischio per lo sviluppo di ansia o depressione, e primariamente provoca un senso di vergogna che spinge queste mamme al silenzio, impedisce loro di condividere quello che pensano con altre persone e instaura un classico meccanismo di pensiero a circolo vizioso (più penso di essere inadeguata più mi vergogno, più sto chiusa in me stessa, più aumenta l'angoscia e aumentano i pensieri negativi, più mi sento inadeguata…).
Non caricarsi Quindi di attese sbagliate è fondamentale!
Accettare con serenità i cambiamenti fisici e psicologici e perché no, goderseli!
E' naturale che una donna senta anche sensazioni negative e apprensione; è naturale che sia più attenta e più vulnerabile a qualsiasi evento che discosti il suo stato dalla norma. Il contatto con altre future madri può essere salutare, poiché affrontando il problema in gruppo è più facile coglierne la reale entità.
Infine, attendere un figlio significa attendere un figlio. Qualsiasi altro significato che venga attribuito a questo evento (realizzazione personale, risoluzione di un problema di coppia, riempire vuoti sentimentali per esempio) è mal attribuito e rischia di minarne il buon esito, influenzando il rapporto che la madre avrà con il nascituro.
Ma questa è un'altra storia…