IL TERREMOTO CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO



Chi ha molto a che fare con i bambini scoprirà che nessuna azione esteriore resta senza influsso su di loro.
Johann Wolfgang Göethe

Gli psicologi italiani, ed in particolare gli esperti in psicologia dei disastri, si sono mobilitati in tanti per organizzare i soccorsi ai traumatizzati psichici del terremoto abruzzese.
Ma quali sono le situazioni di emergenza da affrontare da un punto di vista psicologico per popolazioni colpite da un terremoto e in modo particolare per affrontare tale problema con i bambini, i piu’ psicologicamente indifesi in queste circostanze difficili?
Il primo blocco da superare dopo uno shock di questo tipo è la fase di panico generalizzato, cioè una risposta iper-sensibile a tutti gli stimoli esterni. Gli esperti la chiamano iperattivazione. Una porta che sbatte o un rumore improvviso fanno saltare i nervi come molle. È solo una delle manovre di difesa che il cervello mette in atto per proteggersi. Altro meccanismo di difesa automatico e indomabile è l`evitamento, termine con il quale si indicano quelle strategie psicologiche che portano a tenersi lontano da casa e a temere di tornare in un luogo chiuso.
Ma anche rivivere il passato, i boati e i crolli, fa parte della "sindrome della terra che trema", una fobia che può durare a lungo. Ricordi di un evento del genere sono molto persistenti, e di solito i bambini sono quelli che ne risentono di più. Spesso hanno degli atteggiamenti regressivi, ricominciano a succhiare il dito o il ciuccio, hanno difficoltà ad addormentarsi, qualcuno torna a fare pipì a letto. L`influenza dei genitori è decisiva nel tranquillizzarli.
Le risposte più intense e negative, ricordano gli esperti, sono per fortuna soltanto una minoranza. "Dare soccorso agli altri, mettere in campo atteggiamenti altruistici è una delle situazioni `positive` che si possono verificare in questi momenti", spiega Gabriele Prati, psicologo dell`Università di Bologna. Prati è autore insieme a Luca Pietrantoni di una manuale di Psicologia dell`emergenza (Il Mulino). "Negli attimi subito successivi è fondamentale accompagnare i superstiti in punti di raccolta in cui possano sentirsi al sicuro, lontani dalla vista delle macerie". C`è poi il ricongiungimento con i familiari. "Gli stessi soccorritori, esposti spesso a scene crude, devono essere supportati".Anche se un terremoto non può essere previsto, "rivedere i consigli e i comportamenti da tenere in caso di evento sismico ed eseguire frequenti esercitazioni aiuta a sentirsi più sicuri". Notizie e informazioni a caldo sono indispensabili, spiega l`esperto, per superare la fase di disorientamento. Ma attenzione, dice Prati: "Il consiglio ai superstiti è sempre quello di non trascorrere troppe ore davanti ai telegiornali, cosa che può acuire il senso di ansia".

E' evidente che in situazioni di questo tipo c’è bisogno per primo di fornire ai bambini sfollati e alle loro famiglie tutti i generi di prima necessità e i servizi di base, ma ugualmente fondamentale è il supporto psicologico che genitori, operatori ed insegnati sono chiamati a fornire loro». Per supportarli, Save the Children ha sviluppato il seguente decalogo, pubblicato sul sito internet dell’Organizzazione (www.savethechildren.it), usato in varie emergenze in tutto il mondo:

1) - NIENTE TV - Continuare a veder immagini del disastro non aiuta i bambini a superare il trauma, perchè potrebbero non capire che si tratta di immagini registrate e pensare che l’evento catastrofico sia ancora in
corso.

2) - ASCOLTARE ATTENTAMENTE I BAMBINI - Prima di fornire loro informazioni, cercare di capire qual è la percezione dell’evento e quali i loro interrogativi in merito. Iniziare a dialogare con loro per fornire delle spiegazioni chiare di quanto accaduto, che siano comprensibili in base all’età, lasciando che esprimano le proprie preoccupazioni e tranquillizzarli.

3) - SUPPORTO PSICOLOGICO - Rasserenarli spiegando loro quello che si sta facendo per proteggerli, nonchè informarli che durante un’emergenza la cosa che si considera prioritaria è aiutarli, affinchè si sentano al sicuro.

4) - ACCETTARE L’AIUTO DI ESPERTI - In caso di vittime in famiglia è importante considerare di rivolgersi a personale specializzato per aiutare sia i bambini che gli altri membri della famiglia a superare il trauma della perdita. Inoltre, anche se non hanno sperimentato direttamente questo shock, bisogna considerare che i bambini possono essere stati turbati da scene che hanno visto o storie che hanno ascoltato. I genitori devono prestare particolare attenzione ad ogni cambiamento significativo nelle abitudini relative a sonno, nutrizione, concentrazione, bruschi cambiamenti d’umore, o frequenti disturbi fisici senza che ci sia un’apparente malattia in corso, e in caso questi episodi non scompaiano in un breve lasso di tempo, si consiglia di rivolgersi a personale specializzato.

5) - ASPETTARSI DI TUTTO - Non tutti i bambini reagiscono allo stesso modo ad eventi traumatici e con lo sviluppo, le capacità intellettuali, fisiche ed emozionali dei bambini cambiano. Se i più piccoli dipendono dai propri genitori per avere la chiave d’interpretazione di quanto accaduto, quelli più grandi e gli adolescenti attingono informazioni da varie forze. Tener presente che soprattutto gli adolescenti possono essere maggiormente colpiti da queste storie proprio perchè in grado di capire meglio. Benchè i ragazzi più grandi sembrano avere più strumenti a loro disposizione per gestire l’emergenza, hanno comunque bisogno di affetto, comprensione e supporto per elaborare l’accaduto.

6) - DEDICARE TEMPO E ATTENZIONE - I bambini hanno bisogno di sentire che gli adulti di riferimento sono loro
particolarmente vicini e di percepire che sono salvi e al sicuro. È fondamentale parlare, giocare con loro e soprattutto ascoltarli, trovare il tempo per svolgere apposite attività con i bambini di tutte le età, leggere loro storie o cantare l’abituale ninnananna per farli addormentare.

7) - ESSERE UN MODELLO - I bambini imparano dai grandi come gestire le emergenze. Occorre essere attenti ad esprimere le proprie emozioni di fronte ai bambini a seconda della loro età.

8) - IMPARARE DALL’EMERGENZA - Anche un evento catastrofico può essere un’opportunità di far capire ai bambini che tutti viviamo in un mondo dove possono accadere queste cose e che in questi momenti è essenziale aiutarsi l’un l’altro.

9) - AIUTARLI A TORNARE ALLE LORO NORMALI ATTIVITÀ - Quasi sempre i bambini traggono beneficio
dalla ripresa delle loro attività abituali, dal perseguire i propri obiettivi, dalla socialità. Quanto prima i bambini ritorneranno al loro ambiente abituale e meno si continuerà a parlare del sisma, più riusciranno a superare velocemente il trauma.

10) - INCORAGGIARLI A DARE UNA MANO - Aiutare gli altri può contribuire a dare ai bambini un senso di sicurezza e controllo sugli eventi. Soprattutto gli adolescenti possono sentirsi artefici di un cambiamento positivo. È pertanto importante incoraggiare i bambini e i ragazzi a dare il loro aiuto alle organizzazioni che assistono i loro coetanei.

Gli Psicologi italiani che volessero dare la loro disponibilità per eventuali interventi volontari possono telefonare al Consiglio Nazionale al numero 06.44292351 o al n. 340.5129401 indicando nominativo recapito telefonico e tipo di disponibilità.
Infine, l’Ordine degli Psicologi raccomanda a quanti in questo momento stanno raccogliendo foto e video delle scene dei disastri e delle persone coinvolte ad usare la massima cautela nella diffusione poiché tali immagini possono contribuire a causare ulteriori traumi.