BALLA CHE TI PASSA!



La danza è il linguaggio nascosto dell'anima 
Martha Graham

La grande frequentazione di sale da ballo, discoteche e corsi di danza, e lo straordinario successo di programmi televisivi a base di ballo dimostrano il grande interesse, costantemente in crescita, per il movimento.
La danza ha un profondo impatto sulla nostra psiche; per prima cosa il comportamento in una sala da ballo potrebbe rivelare cose molto importanti rispetto ad alcuni tratti di personalità, come per esempio le abilità sociali e la sicurezza di sè.
La danza è sempre stata una componente essenziale della vita umana. Certo non si puo’ affermare che il danzare sia appannaggio della sola specie umana, dato che i movimenti ritmici, le marcie e le diverse configurazioni spazio-motorie sono presenti anche negli animali, ad esempio quando si contengono un territorio e lottano per la supremazia o per contendersi una femmina. Quello che però contraddistingue la danza nell’uomo sono i suoi profondi significati culturali e psicologici. Gli antichi egizi univano alla parola danza quella di hby cioè essere lieto e i Greci facevano derivare la parola chòros (danza), da chorà (gioia).Danza, poesia e armonia erano così interdipendenti che gli stessi greci svilupparono un lessico di gestualità e movimenti, la chironomia(cerimonia), in cui i passi ballati, i versi e il suono formavano un tutt’uno, detto mousikè, l’arte delle Muse.
Che il ballo sia divertente e attraente è piu’ che palese ma non solo, è anche un’attività accessibile, facile, spontanea, perché il muoversi ritmicamente sulla base di un suono scandito e prevedibile è un comportamento molto precoce, osservabile già nei bambini di uno o due anni di età.
Un atto liberatorio e creativo, un piacere ancestrale che coinvolge corpo e spirito e non solo:il ballo puo’ essere il canale privilegiato per comunicare sentimenti e stati d’animo, per socializzare e per scaricare la tensione.
A partire dall’osservazione dei benefici sul corpo e sulla mente delle forme di danza spontanea dei popoli primitivi, sono state sperimentate tecniche di utilizzo della comunicazione non verbale attraverso la danza, la cosiddetta danzaterapia che ha cominciato a diffondersi all’inizio del novecento grazie al contributo di due ballerine professioniste della “modern dance”: M. Chace e T. Schoop. Oggi esistono molte forme di aiuto alla mente che utilizzano la danza che vengono adottate in contesti privati o in ospedali e strutture pubbliche che lavorano nel settore della salute mentale o in quelli dell’istruzione e dell’educazione.
Le varie metodologie di danzaterapia sono fondate su diverse interpretazioni teoriche del ballo e delle sue potenzialità di supporto alla mente. Nella danzaterapia analitica , particolarmente diffusa nei paesi americani, si uniscono i contributi dello studio del ballo a quelli della psicoanalisi principalmente junghiana, sviluppando idee come quella di Mary Starks Whitehouse, promotrice delle forme di danzaterapia definite “movimento autentico”, ossia attività corporee completamente spontanee mediante le quali si possono esprimere i contenuti più profondi che appartengono alla sfera della mente inconscia (Chodorow J., 1998).
La danzaterapia analitica rappresenta una delle tecniche di “immaginazione attiva” con cui si applica la psicoterapia analitica junghiana e consente, come altri metodi di espressione artistica, di favorire la graduale apertura dell’inconscio sostenendo una consapevolezza di emozioni che vengono prima stimolate attraverso dei movimenti naturali compiuti ad occhi chiusi e poi espresse verbalmente grazie all’aiuto della guida del processo terapeutico, definita testimone (witness). Le aree psicologiche su cui è possibile intervenire con le tradizionali forme di danzaterapia o con la psicodanza e la psicodanzaterapia sono:
• l’area cognitiva , in cui è possibile migliorare alcune competenze come lo schema corporeo, l’apprendimento di concetti o l’uso di simboli;
• l’area emotiva , in cui è possibile incrementare la capacità di manifestare positivamente dei vissuti emotivi, sostenendo il superamento di paure e fobie e migliorando la stima di sé;
• l’area relazionale , in cui spesso si lavora per migliorare le relazioni personali, i rapporti di coppia o per diminuire forme comportamentali disadattive;
• l’area psicomotoria , in cui è possibile migliorare l’orientamento spaziale e la coordinazione motoria in relazione a prassi specifiche oppure generalizzate.
I disturbi di carattere psicologico in cui spesso la danzaterapia viene adottata a supporto di altri metodi o come forma esclusiva di cura sono innumerevoli e comprendono principalmente nevrosi, psicosi, disturbi alimentari, comportamenti ossessivi, depressioni, disturbi del linguaggio e problematiche post-traumatiche.
Gli incontri di danzaterapia non hanno mai mostrato controindicazioni e possono essere rivolti a singoli individui, a coppie oppure a gruppi: la scelta del contesto in genere viene effettuata in relazione ai metodi e alle necessità relativi alla problematica specifica che si sta trattando.
Vorrei fare un’ ultima riflessione: c’è un concetto derivato dalla letteratura psicologica e per lo più applicato ad attività sportive e lavorative, che ben si applica alla danza. E’ quello di “flow experience” o esperienza di flusso. Con questa espressione noi psicologi facciamo riferimento a quel misto di impegno, controllo cosciente sull’esecuzione, ma anche soddisfazione ed emozione, che si prova facendo qualcosa che ci gratifica particolarmente. Il benessere che si prova nella flow experience non dipende dalla competenza tecnica o dai risultati che si raggiungono ma è invece intrinseco all’esecuzione stessa, è cioè insito nel fare una cosa bene in base alle nostre possibilità e nel farla perché ci piace farla.
Come tutti i giochi il ballo non ha una finalità concreta ma consente di esercitare le nostre capacità e realizzare le nostre aspirazioni, senza rischi immediati ma anzi, con probabili vantaggi futuri.
Ballate , ballate, ballate!!!!!

Per approfondimenti:
Chodorow J., 1998, Danzaterapia e psicologia del profondo. L’uso psicoterapeutico del movimento espressivo profondo e rituale ,Edizioni Red.
Vignoli S., 1973, La danza come educazione ,Savelli,Roma.
Zocca D., 2004, Laboratorio danza. Attività di movimento creativo con i bambini,Erickson,Trento.
Benelli B.,2001, Avanzi di balera.Storia e storie dal mondo del ballo, Il mulino,Bologna