PSICOLOGIA DEL COSMO


Vedo la terra! E' così bella!
Yuri Gagarin

Il primo volo spaziale avvenne il 12 aprile 1961, alle ore 9.07 di Mosca la navicella Vostok 1 si staccò dalla terra con a bordo l’astronauta russo Jurij Gagarin, allora ventisettenne. Viaggiando ad una velocità media di 465 km al minuto (8 km al secondo!!), la navicella compì un’intera orbita ellittica intorno alla terra in poco più di un’ora. Poi da un’altezza di 7 km dalla terra Gagarin fu espulso dalla navicella e con il paracadute atterrò sul suolo terrestre alle ore 10.55. Gagarin fu il primo uomo che vide ciò che nessun altro aveva mai potuto vedere:”Ho visto con i miei occhi che la terra è rotonda e di colore azzurro, mentre il cielo è scuro. E’ bellissimo!”, dichiarò in un’intervista dell’epoca.
Fu considerata un’impresa epocale nella storia dell’umanità, una delle maggiori conquiste del progresso scientifico e tecnologico, ed era evidente che questo risultato era stato ottenuto grazie alla ricerca nel campo delle scienze fisiche, ingegneristiche e astronautiche ma non fu mai notato che vi aveva contribuito in misura notevole anche la psicologia.
Ciò emerse nel 1980 in occasione di una conferenza della NASA, l’ente spaziale statunitense, dedicata alla “psicologia dello spazio” . Si richiamò l’attenzione sul fatto che il successo delle imprese spaziali sovietiche rispetto a quelle americane poteva essere ricondotto proprio a un rilevante investimento nella ricerca psicologica.
Nel 1972 era stato fondato a Mosca un nuovo Istituto di Psicologia, nell’ambito dell’Accademia delle Scienze, che si differenziava da quello già esistente, tradizionalmente interessato alla psicologia generale e dello sviluppo(scuola di Vygotskij, Leont’ev e Luria).
Nei laboratori del nuovo Istituto si affrontavano invece essenzialmente temi di psicologia sperimentale e ingegneristica. Una sezione, la cui attività era segreta, era dedicata alla “psicologia cosmica”, espressione con la quale i ricercatori russi indicavano l’insieme dei problemi psicologici che si potevano manifestare durante i viaggi e la permanenza dell’uomo nel cosmo. In questa sezione lavoravano non solo psicologi di professione, ma anche gli stessi astronauti, molti dei quali possedevano almeno un titolo universitario in psicologia. Gagarin stesso scrisse un’importante volume, pubblicato postumo nel 1968, dedicato a quanto accade durante un volo spaziale: dalle illusioni percettive all’impressione di “isolamento cosmico” sperimentata dagli astronauti.
La psicologia si interessò anche degli effetti che queste esperienze eccezionali ebbero in generale sulla vita psichica degli astronauti al loro ritorno alla vita quotidiana sulla terra. Molti di loro infatti, manifestarono stati depressivi e forti fluttuazioni dell’umore, con conseguenze anche sulla vita familiare e interpersonale.
Alcuni problemi inoltre sarebbero sorti nel momento in cui da uno si passo’ a due o più astronauti, in particolare quando l’equipaggio fu costituito sia da uomini che da donne. I ricercatori e gli astronauti si chiesero quali fossero le dinamiche interpersonali nel cosmo, una condizione assolutamente innaturale per una specie animale che ha sviluppato i suoi processi mentali e il suo comportamento sociale in un contesto ecologico ben diverso qual'è la Terra.
Purtroppo molti dei risultati ottenuti nell’Istituto di Psicologia di Mosca, ma anche nei centri di ricerca statunitensi, rimasero “riservati” se erano di stretta pertinenza allo sviluppo dell’astronautica: ovviamente va considerato che quella era un'epoca di forte competizione politica e militare tra le due grandi potenze mondiali.
Solo con la caduta dell’Unione Sovietica e l’avvio della collaborazione tra le agenzie spaziali russe e americane con il programma Mir- Shuttle a metà degli anni ’90, si ebbe una maggiore diffusione delle conoscenze acquisite in questo campo direttamente proiettato sul futuro della specie umana.